Evvabbè... ne metto una io.
Durante un assalto ad un fortino, alcuni nativi pellerossa catturano un soldato con il suo cavallo. Estasiati dal fresco bottino di guerra, decidono di portarlo all'accampamento.
Il gran capo saluta i prodi guerrieri appena tornati al campo, ed osserva con stupore il prigioniero. "Possa Manitù insegnare il vostro coraggio ai vostri discendenti". Dopodiché si rivolge allo sventurato soldato, che teneva le mani legate dietro la schiena, ma in compenso aveva ancora il suo cavallo. "Tu... il tuo reggimento ci ha causato notevoli dolori, e questa è la giusta vendetta. Ma siccome sono un capo magnanimo, ti concederò di vivere altri tre giorni, ed in ognuno soddisferò UN desiderio a tua scelta. Scordati la libertà, ovviamente"
Lo fanno portare nella tenda rinforzata, adibita ai prigionieri di guerra, poi il capo-tribù proferisce il suo comando: "Parla, dunque. Qual'è il tuo primo desiderio?" chiede, con voce solenne.
Il rassegnato soldato chiede semplicemente: "Voglio parlare con il mio cavallo"
Il capo resta un po' interdetto a questa richiesta, ma fa comunque portare il cavallo nella sua tenda.
L'uomo fa cenno al cavallo di abbassare la testa vicino alla sua bocca, gli sussurra qualcosa nell'orecchio, e in men che non si dica, il cavallo s'avventura nella prateria, in direzione della città più vicina.
Lo si vede ritornare al tramonto, con in groppa una bellissima fanciulla dai capelli biondi. Costei poi, smonta da cavallo e va nella tenda del soldato, per soddisfarlo.
Gli uomini ed i vecchi saggi della tribù osservano con disappunto la scena "Tutti uguali questi visi pallidi. Anche in punto di morte, pensano solo a una cosa..."
L'indomani, la ragazza viene ricondotta in città dal cavallo, che ritorna verso mezzogiorno. Il capo indiano entra di nuovo nella tenda del soldato.
"Bene pallido guerriero. Hai soddisfatto il desiderio del tuo primo giorno. Hai diritto ad un secondo desiderio. Ci hai già pensato?"
il soldato annuisce, e chiede che lo si faccia parlare ancora una volta con il suo cavallo. Il gran capo, perplesso, fa rientrare il cavallo. L'uomo gli sussurra ancora nell'orecchio ed il destriero si avventa di nuovo nella prateria, tornando al tramonto con in sella una splendida ragazza dai capelli corvini.
Ancora una volta, i saggi del villaggio ed i guerrieri, financo le donne e ele giovani squaw, commentano la scena con disprezzo. "Quest'uomo non ha onore. Piuttosto che guardare valorosamente in faccia la sua prossima morte, preferisce abbandonarsi a lussurie e mollezze"
E' il terzo giorno. Il gran capo entra di nuovo nella tenda del soldato. "La tua fine è vicina, pallido guerriero voglioso. Domani verrai legato al palo e bersagliato dai tomahawk dei miei guerrieri. Ma oggi hai ancora il tuo ultimo desiderio. Parla, se hai già pensato a cosa chiedere".
Incredibilmente, il soldato chiede ancora di parlare con il suo cavallo.
Ormai il gran capo si è abituato all'idea. Fa entrare il suo cavallo, aspettandosi già come andrà a finire. E difatti, il cavallo ritorna al tramonto, cavalcato da una conturbante giovane donna dai capelli rossi.
Questa volta, l'unico commento che uscì dalle labbra dei saggi fu: "Contento lui... tanto domani lo squartano".
All'alba del giorno successivo, il povero soldato viene svegliato dal cupo battere dei tamburi, che annunciava l'inizio della sua esecuzione. Il capo entra nella tenda seguito da due guerrieri con il volto dipinto. "E' giunta la tua ora, lussurioso pallido guerriero!" E fa cenno ai due nativi dietro di lui di prenderlo e portarlo fuori.
"Mi scusi capo" chiese, rassegnato. "prima di venir squartato e scorticato, posso dire un'ultima cosa al mio cavallo?"
"Scordatelo! Non hai più tempo per..."
"Un'ultima cosa. Devo solo dirgli un'ultima cosa"
Il capo si lascia convincere e fa avvicinare il cavallo. Il soldato si avvicina alle sue orecchie, urlandogli:
"CA.ZZO, MA SEI SORDO???? AVEVO DETTO FUGA!!!! F-U-G-A!!!!!!"