{Gara Tematica 3} Atrio della clinica H. Huster

Admin Data d'iscrizione : 02.05.08

Atrio

Un viale di pioppi costeggiano la stradina che porta alla clinica. Di tanto in tanto si notano delle panche dove siedevano alcuni pazienti della clinica o dei suoi visitatori. Delle porte di legno, con infissi di vetro oscurato, dividevano l'interno della struttura dall'esterno. Le pareti dell'atrio sono completamente bianche e delle sedie erano poste frontalmente in modo tale che da far riposare le membra a chi attende pazientemente il proprio turno. Notiamo fra altri il signor Johnatan Smith, oramai di casa in quel reparto. Il duttor Huster, figlio del professor e dottor Howard Huster, fondatore e finanziatore della clinica, era sempre chiuso nel suo studio a Baltimora. Raramente si faceva vedere alla clinica che seguiva i suoi pazienti, tra cui il giovane Thoma Hall, fratello dell'ispettore di polizia Richard Hall, attualmente in visita alla clinica.

Le varie infermiere si aggirano per i corridoi, assistendo i dottori che prontamente rispondono all'aiuto dei loro pazienti. In particolare notiamo Dorothy, l'infermiera addetta alla reception, conduce l'ispettore di polizia Richard Hall all'attuale primario del reparto cure Mentali, il dottor Benjamin Garnier,per poi lasciarli soli in quello studio.

Ospite

(Porta Studio)

*Con indosso il camice bianco e al collo lo stetoscopio, osserva attentamente la cartella clinica di uno dei pazienti, boffochiado qualcosa di incomprensibile*
"Ebbene, signor Hall. La morte di vostro fratello sembra che sia stata accidentala, seppure in circostanze strane."
*Alza lo sguardo, osservando l'ispettore di polizia*
"Completamente dissanguato tramite dei fori sul collo. Questo è tutto. Mi dispiace non esserle ulteriormente d'aiuto ma maggiori informazioni le potrà dare il nostro patologo, il dottor Sanders. Se vorrete potete anche vedere il corpo. Arrivederci e buona serata."
*Si volta verso il suo studio chiudendosi la porta alle spalle*

(Corridoio - Pressi Studio Dr. Garnier)

*L'indice tamburella sulle labbra e ascolta attentamente le parole di Benjamin. L'altra mano è nella tasca dei pantaloni, mentre la testa è leggermente inclinata*
"Va bene e la ringrazio, dottor Garnier"
*Vede la porta chiudersi, e sospira. Infila l'altra mano nell'impermeabile e tira fuori una fiaschetta di metallo. La apre e ne beve un sorso*
"E ora andiamo da questo Sanders."

(Sala d'attesa)

*con il suo immancabile sigaro tra le dita,e quell'aria da sapiente fa il suo ingresso nella Sala*

"salve c'è nessuno?"

*si guarda attorno*

che sfortuna oggi,prima la strada bloccata e adesso mi tocca chiedere ospitalità.

E ALLORA? POSSIBILE CHE QUESTA CLINICA SIA DESERTA?

*sbuffando si sedette e si accese il sigaro*

Utente Data d'iscrizione : 18.06.10

(Sala d'Attesa)

*Scrive di fretta qualcosa su di una cartella. Alza lo sguardo in direzione di Stanford e lo fissa.*

"E lei che cavolo urla? Non sa che ore sono? Questa è una clinica e c'è gente che riposa, indi abbassi la voce"

Odio i fumatori

*A passo veloce si avvicina verso Stanford, osservandolo rudemente*

"E spenga quel dannato sigaro! O giuro quant'é vero iddio che glielo faccio ingoiare interamente"

*L'indice punta il viso dell'anziano, sfiorandogli il naso*

(sala d'attesa)

*con uno sguardo irritato punta gli occhi della donna,e con un gesto istintivo allontana la mano della dottoressa o infermiera che sia*

TENGA GIù LE MANI! NON SI PERMETTA PIù A SFIORARE IL MIO VISO

ma dove l'hanno trovata questa?!...che gente

"so che ore sono,ma vede è tutto il giorno che sono in viaggio, ma la strada x Chicago è bloccata quindi dovrei pernottare qui,ma a quanto vedo nn siete così ospitali con la gente che arriva"

io che sono irrascibile di mio,in più si permette di puntarmi il dito...sta cafona.Mha sù Stanford meglio non innescare il fuoco,hai un altro compito da svolgere.

"quindi signorina...potrei avere una stanza ? grazie"

*nel frattempo spense il sigaro e aspettò che la donna gli desse una risposta*

(Sala d'Attesa)

"Suvvia,signori,evitiamo queste scene.è stata una giornata pesante per tutti!"

*prende Carol per il gomito e sorridendo si volta nella direzione opposta appoggiando la sua bocca all'orecchio dell'ultimo*

"La prossima volta che ti rivolgi così a un visitatore ti faccio sbattere fuori a calci e non vedrai piu una clinica in tutta la tua vita!I visitatori sono clienti,pagano,portano soldi nelle mie tasche e anche nelle tue,ci siamo capiti?"

[b]E ora vediamo che diavolo vuole il vecchio a quest'ora

*Lascia dolcemente il braccio di Carol e si volta verso Stanford con un largo sorriso*

"La prego di perdonare la scortesia,sa,i giovani,hanno molto ancora da imparare!Piuttosto la pregherei di non fumare all'interno della struttura,per garantire un ambiente sano a tutti i pazienti.Detto questo mi permetta di presentarmi,il mio nome è Balthazar Zimmerman,in cosa posso esserle utile?

Utente Data d'iscrizione : 23.01.10

(spogliatoio delle donne)

*In fretta e furia lancia la sua borsa nel suo armadietto e si sistema la sua tenuta da infermiera e parla tra sè.*

"Davvero un bel week - end si prospetta! Mi convocano al lavoro pur aver chiesto 2 giorni liberi da dedicare all'anniversario di nozze! Mi convocano dicendo cosa? E' un emergenza e non si sa quanto durerà! E questo mi ha portato non solo ore di straordinario - come se non fossero già tante quelle che faccio poco retribuite - ma anche una bella lite con mio marito! E come dargli torto! Per l'ennesima volta ha pensato si trattasse di una scusa per fuggire da uno dei miei amanti!
Cosa sarà mai questa emergenza??"

*Si chiude la porta alle spalle. Uscendo nei corridoi sente puzza di fumo. Guardando in lontananza Stanford borbotta.*

"I soliti parenti maleducati! E non è nemmeno orario di visite!"

*Incamminandosi, scorge la figura di un poliziotto.*

Cosa ci farà mai un poliziotto qui? E che poliziotto!

Utente Data d'iscrizione : 18.06.10

(Sala d'attesa)

*Indispettita dal gesto di Stanford, si erge dinanzi ad egli, puntado le mani ai fianchi*

"E lei chi è scusi? Il presidente degli stati uniti?! Questa è una Clinica!"

*Si umidisce le labbra, per poi scandire bene l'ultima parola*

"C-L-I-N-I-C-A! Mi ha capito? Non un albergo! E io tanto meno non sono una cameriera Se ha bisogno di aiuto chieda al dottor Moore o al dottor Garnier! Ora mi scusi, ma torno ai miei pazienti."

Che gente che gira oggi giorno! E come parla!

* Si sente afferare il braccio di colpo e, voltandosi, nota Balthazzar, riconoscendone il timbro di voce*

"Come lei vuole dottore. Ma le ricordo ceh lei è ospite del dottore Moore e non un mio superiore o il mio supervisore"*Si volta verso il corridoio, sboffochiando parole incomprensibile e scuotendo la testa*

(Corridoio)

*Nella mano destra stringe ancora la fiaschetta, tamburellando con le dita sul freddo metallo. L'occhio cade sulla figura di Olga che le viene frontale a lui.*

Chissà lei potrà dirmi dove è.

"Mi scusi, signorina. Non disturbo, vero?"

*Sospira, fermandosi di colpo, spostando lo sguardo verso le urla che provengono dall'atrio*

"Sa per caso indicarmi lo studio del Dottor Sanders, il patologo?"

*La guarda incuriosito*

Admin Data d'iscrizione : 02.05.08

informazione di servizio

I giocatori in gara hanno il nome di colore giallo, i personaggi master hanno il nome di colore viola.

(sala d'attesa)

*con sorriso soddisfatto guarda Balthazar e gli rispose*

"sono qui perchè vorrei una stanza dove poter passare questi tre o 4 giorni che siano,visto che la strada per Chicago momentaneamente è bloccata.Un amico mi ha consigliato questa clinica ed eccomi qui."

*poi si rivolse verso Carol con aria di superiorità*

"signorina ho capito che siamo in una clinica,quindi non capisco perchè lei mi abbia trattato come se fosse il primario,adesso meglio che vada dai suoi pazienti,prima che rischi di non avere più un posto di lavoro"

ahahahah ben ti sta..mai mettermi i bastoni tra le ruote...

*stanford tornò a sedersi in attesa che gli venga data una stanza dove poter passare la notte*

La giovane Sofia andò a ripararsi sotto la tettoia,mentre un lampo squarciava il cielo,e in lontananza il rombo del tuono rimbombava in tutta lacampagna circostante.
*Accidenti che nervoso,proprio quando vengo io negli States deve arivare un temporale...adesso come farò ad andare da Lovecraft?*
Con i vestiti zuppi la famosa scrittrice fantasy guadagnò l'uscio,le porte automatiche si aprirono mostrando l'accogliente e calda hall della clinica.
Prima di entrare Sofia si soffermò sulla targhetta in oro incisa che citava
Clinica per le cure mentali H. Huster
"La più sottile follia è fatta della più sottile saggezza" - Michel De Montaigne
Entrando un leggero ding-dong avvertì l'entrata della scrittrice,che ancora nervosa per l'accaduto si sedette in sala d'attesa sfregandosi le mani tra loro con una crema contro il gonfiore dellwe mani.
*Ma tu guarda che sfortuna,proprio a un manicomio dove chiedere riparo*

(sala d'attesa)

*Osserva l'infermiera allontanarsi,che sfrontata....ovviamente non sa che a breve lui potrebbe diventare il proprietario della clinica,allora gli dovrà del rispetto...Nota un poliziotto parlare con Olga,strano che uno sbirro sia in una clinica,vuol dire che è successo qualcosa di strano.Curioso,si volge verso Stanford per congedarsi*

"Purtroppo,come ha detto la signorina Carol,io sono un medico,ma ospite del tottor Moore,dunque credo sarebbe meglio se lei si rivolgesse a quest'ultimo per una camera.Sa,di solito ospitiamo pazienti,che chiedono il ricovero per una patologia,questo mi pare un caso particolare...dunque le consiglio di rivolgersi a Moore,e se mi vuole scusare,mi congedo.A presto!"

*Con un grande sorriso si congeda,dirigendosi verso il corridoio*

(Corridoio)

*Le ruote di un lettino cigolano per il corridoio, nella penombra, spinto da un uomo sulla trentina d'anni. In bocca ha una sigaretta spenta.*

"Ma dove è Carol? Le avevo chiesto di portare giù questo corpo ore fa!"

*Sulla lettiga è adagiato un corpo, coperto da un lenzuolo. Un braccio completamente sbiancato e ossuto penzola fuori da esso. Di colpo la mano si apre e scivola una penna. Charles non se ne accorge, impegnato a guardarsi intorno.*

"Tutto da solo. Un Primario che se ne va nella grande città. Un dottore che è drogato. Un altro che non si fa vedere."

*Scuote la testa, mentre la penna stilografica lentamente scivola sotto i piedi di Balthazzar, sfiorandogli le scarpe.*

E nemmeno uno straccio di aumento.

((corridoio)

*Mentre si dirige verso il poliziotto,scorge lo sguardo rabbioso di Charles...effettivamente sbattere cadaveri da una parte all'altra non deve essere un gran divertimento...improvvisamente sente qualcosa urtare la sua scarpa.Abbassa lo sguardo e nota una penna stilografica roteare sul pavimento...mentre questa rallenta il suo movimento,nota i fregi dorati sullo sfondo nero lucido...è molto bella...si guarda intorno,nessuno reclama l'oggetto perduto.La raccoglie e la pone nel taschino del camice,soddisfatto della nuova penna,gli darà un aria ancora piu importante.

Moderato su giusta richiesta di Stanford (nulla di grave)

(sala d'attesa)

*Zoppicante, l'ormai anziano Joshua, finalmente riuscì a fare il suo ingresso*

"Scusate potete liberarmi una sedia? Ho bisogno di riposare un po'...con le stampelle mi sono affaticato molto"

*Vide una sedia in fondo dove nessuno era seduto*

"Fa niente ho già fatto!!!!"

*Si sedette accennando un sospiro di sollievo*

"Ed ora lasciatemi solo."

(sala d'attesa)

"Finalmente arrivo a destinazione."

*Boffonchiò sottovoce*

Il viaggio è stato lungo e ora sono molto stanco.

Ma prima di andare nella mia stanza voglio sgranchirmi un po' le gambe.

*Pensava questo il docente mentre con passi lenti ma sicuri si mise a misurare a grandi falcate la sala d'aspetto.*

*E mentre continuava a passeggiare su e giù per la stanza ebbe modo di studiare le altre persone che erano li con lui*

*Erano tutti persi nei loro pensieri e intenti a riflettere; all'apparenza erano tutti giunti alla Clinica spinti da motivi diversi*

*Assistette ai diversi battibecchi e questo lo portò a chiedersi cosa spingeva le persone ad essere così intolleranti; ma l'unica conclusione che riuscì ad ottenere fu quella che in fin dei conti siamo tutti esseri intolleranti.*

*Si perse così a sua volta nei suoi pensieri e si soffermò a riflettere sulla possibile confutazione della tesi secondo la quale siamo tutti intolleranti.*

*Che peraltro decise infine essere inconfutabile.*

*Comunque ora che finalmente era arrivato a destinazione aveva ben altro a cui pensare oltre alle classiche questioni filosofiche che si ritrovava ad affrontare giornalmente.*

*Era venuto qui per un motivo ben preciso.*

*Ormai era passato parecchio tempo dal suo arrivo ma decise comunque di restare ad osservare i presenti ancora per un poco*

(Sala d'attesa)

*Sfoglia con aria annoiata una rivista, inutile tentativo di scacciare il tedio. Alza saltuariamente lo sguardo, dirigendolo in direzione delle urla e delle lamentele che ode poco lontano. Con un sospiro di rassegnazione commenta:*

"Che gentaglia che gira da queste parti."

D'altronde, siamo in America. Il paese di zotici e minusdotati dall'ego di proporzioni inverosimili.

*Scuote il capo, la Baronessa, gettando sul tavolino adiacente la rivista con ben poca gentilezza.*

"Speriamo solo che questa tediosa e monotona permanenza duri poco."

Utente Data d'iscrizione : 23.01.10

(corridoio)

*Mentre si incammmina per cominciare il suo turno, vede avvicinarsi il poliziotto.*

Sta venendo verso di me. Ma cosa vorrà??

"Salve ispettore. Oh no non disturba affatto. Per lei sono sempre disponibile.
Lo studio del Dr. Sanders è al secondo piano, primo corridoio sulla destra. Si affretti. A breve comincerà il suo giro di visite e non vorrà essere disturbato. Ora mi perdoni ma devo preparare alcuni flebo per i pazienti. I dottori qui, compreso il Dr. Zimmermann nostro ospite, sono molto severi con noi infermiere."

Sarà pure affascinante, ma non posso perdermi in chiacchiere. Troppe facce nuove qui. Devo scoprire chi sono e cosa vogliono.

(sala d'attesa)

*con aria di sospetto guarda rebecca*

ma guardatela che aria da saccente e da Vamp (femme fatale)

"scusi lei cosa sta aspettando?"

"senta! lei invece.. come mai si trova qui?"

*riferendosi ad Immanuel*

(sala d'attesa)
Che confusione,non si può star tranquilli?
*Sbuffando,continua a guardarsi intorno,è solo annoiato o cerca qualcosa?*

*L'uso del maschile non è un errore, è un fatto risalente al passato del personaggio..* lol!

(Ingresso)
*A fare il suo ingresso in ritardo è un uomo in divisa "navy blue". Petto in fuori e testa alta, con grande alterigia avanza trasportando dei piccoli bagagli. Sul suo petto sono cucite medaglie, medagliette, pendagli ed onorificenze di ogni sorta e colore. Sulle spalle 5 linee gialle mostrano l'alto grado che ricopre nell'esercito. Facendo gran baccano con i suoi stivali neri e ben lustrati si avventura per l'ospedale in cerca di qualcuno*

Maledetta famiglia, mi ha costretto a venire qui in questa nazione di obesi e ottusi sicuri che avrei potuto imparare qualcosa da questi pigri grassoni, per giunta quest'albergo mi sembra una vera schifezza...

*Nota un uomo che sposta un lettino con grande noia. Lo riconosce, gli si avvicina*

"Mon maître! Charles, mi riconoscete?! È passato tanto tempo da quando ero vostro allievo sul campo di battaglia... Sono Armand, ricordate?"

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