VILLA HADLEIGH CASTLE COUNTRY PARK (Gara tematica 1)

Utente Data d'iscrizione : 17.12.09

(Entrata della Villa)

*L'uomo vestito con un elegante abito nero attende immobile l'arrivo di tutti gli ospiti, in piedi di fronte alla grande porta che fa da ingresso alla villa della Contessa Mc Bride.

Ad una ad una, le carrozze arrivano nel cortile, formando una lunga fila...

Cordiali cocchieri aprono le porte delle carrozze, aiutando a scendere le dame e rivolgendo inchini ai gentiluomini che hanno risposto all'appello della Contessa...

Nell'aria, il profumo dei fiori dello splendido giardino si mescola a quello, molto meno piacevole, dello sterco dei cavalli lasciati a riposarsi dopo il lungo viaggio.*

"Buongiorno, messeri"

*Dice il maggiordomo non appena tutti gli ospiti si sono radunati*

"Vi porgo il benvenuto, da parte della Contessa Lilian Mc Bride, nella villa della sua famiglia.
Voi tutti, avete ricevuto l'invito della mia padrona a presenziare a questo raduno, e credo molti di voi già sappiano perchè siamo qui...
Ma nel caso qualcuno se lo fosse scordato, vi riassumo brevemente cosa ha spinto la Contessa a radunarvi:

Il manoscritto originale del Malleus Malleficarum, tomo leggendario che descrive i metodi di contrasto alle forze del maligno, e sogno proibito di ogni cacciatore streghe e vampiri, è stato trafugato dalle librerie vaticane.

La mia padrona è riuscita a recuperare il tomo ed ad entrarne in possesso, come non è di vostra competenza, ma vi interesserà sapere che è intenzionata a consegnare il prezioso tomo a coloro che si dimostreranno degni di possedere una fonte di conoscenza di tale importanza.

Voi tutti, siete stati convocati qui per dimostrare di esserne degni..."

*Il maggiordomo fa una lunga pausa, guardando ad uno ad uno gli invitati...*

Chissà chi, tra loro, vuole il tomo per usarlo ai fini del bene, e chi è invece qui con l'intento di distruggerlo...

*Si domanda il maggiordomo... Ma in fondo non stava a lui giudicare l'operato della sua padrona...*

"Per qualche giorno, sarete ospiti della villa della Contessa..."

*Prosegue quindi*

"E' mio dovere informarvi che Milady non apprezza coloro che fanno uso di messaggistica privata quali bigliettini o piccioni viaggiatori, ne coloro che sussurrano commenti all'orecchio come pettegole al mercato...

Se dovete conversare privatamente con qualche altro invitato, fatelo come si addice a delle persone del vostro rango, ritirandovi in una delle tante stanze della villa, dove sono sicuro troverete la discrezione che desiderate.

Alla fine, sarà la Contessa a decidere a chi assegnare il tomo, ma non si limiterà a questo...

Ogni giorno, ognuno di voi potrà discorrere privatamente con lei, indicando il nome di colui che ritiene più indegno o sgradevole.
Vi avviso già da ora, che all'ultima cena non tutti saranno presenti...
L'importanza della questione, esige una sana scrematura dei candidati, in modo da separare i degni dagli indegni..."

*Il maggiordomo rivolge a tutti un inquietante sorriso...*

"Ed ora, accomodatevi, madame e messeri. Vi auguro un buon soggiorno nella villa.
Per qualsiasi domanda o necessità, non esitate a rivolgervi alla servitù della villa o al sottoscritto.

La contessa vi attende nel salone da ballo, per le presentazioni ed un rinfresco."

*Detto questo, l'uomo si inchina, apre la porta, e si scosta facendo cenno a tutti di entrare.*

(Entrata della Villa)

*Vestito come si confà ad un personaggio del suo calibro, l'illustre
Armand-Jean Dumont scese dalla carrozza, ed osservò il luogo dove era
andato a finire.*

Niente male, questa casetta... Anche se la mia dimora è decisamente
migliore di questa... Spero che gli interni siano soddisfacenti...

*Il viaggio non dev'essere stato dei migliori per Armand-Jean Dumont... La sua espressione diceva tutto...

Seduto per troppe ore... NON POTEVA ESSERE PIU' VICINO QUESTO VILLINO???
SENZA CONTARE TUTTA QUESTA POLVERE!!! IL LUCCICHIO DELLE MIE MEDAGLIE NE RISENTE!!!
Bè, l'importante è esser arrivati... La missione aveva inizio...

*L'ufficiale francese sbuffò, facendosi notare di proposito dagli altri
individui. Qualcuno lo guardò indispettito, ma Armand se ne fregò
altamente.
All'entrata si presentò un uomo in abiti eleganti.*

Dev'essere il maggiordomo, a giudicare dal suo vestito e dal suo atteggiamento da servitore fallito...

*Il maggiordomo fece gli onori a tutti i presenti, e iniziò ad elencare le regole della casa.
Armand disse irritato:*

"Quante regole in questa casa!!! Non ho vinto tutte le mie battaglie, senza seguire le MIE regole!!! Bah..."

*Tutti girati verso di lui... Di certo, non fece un buon effetto la prima dichiarazione di Armand...*

"Qu'est-ce que vous voulez? Sono un'ufficiale francese, e posso trattare a mio piacimento questo zerbino davanti a me!!!"

Sai quanto me ne frega di ciò che pensano? Merde!!!
L'importante è il libro... Solo quello....
E poi che il letto della mia camera sia largo abbastanza da soddisfarmi...

*Armand, assieme a tutti gli altri, entrò nella Villa.*

*La cameriera Sylvie attendeva, subito dopo l'ampio ingresso, l'arrivo degli ospiti; le braccia eran distese a coprire parzialmente il grande grembiule bianco e le mani, racchiuse una nell'altra, erano già pronte a servire i nuovi arrivati*

"Signor Dumont, ben arrivato. Ha fatto un buon viaggio?"

(Entrata della Villa)

*Ecco scendere la donna da una delle carrozze ivi giunte. A passi lenti e misurati s'avvicina al gruppo degli astanti. Il gelido vento si insinuava sotto le sue ricche vesti, prive di ogni eccesso: stoffa nera ricamata con motivi d'argento, il macabro dipinto d'un pittore maledetto; i capelli scuri come piume di corvo raccolti in una morbida ed elegante coda dietro le spalle lasciando ricadere solo alcune ciocche sul volto pallido d'una bellezza sinistra quanto irresistibile..*

Finalmente...

*Dopo una rapida occhiata attorno ascolta le parole del Maggiordomo, la sua unica attenzione riguarda quel che le è stato accennato: il Tomo Proibito. Un sorriso perverso sulle sue labbra mentre già riusciva a pregustare il dolce sapore della sua Riuscita. Per adesso gli altri non contan molto seppur le parole dell'Ufficiale risuonavano nella sua mente come insulse parole d'un bambino appena venuto al Mondo, quello reale.*

"...Mindkét kérkedo így ostoba.."

*un filo di voce la sua nel mentre s'accosta di passaggio all'Ufficiale rivolgendogli un'occhiata superficiale prima di proceder verso l'ingresso. Farà affidamento al suo sapere e all'esperienza per raggiungere il suo obiettivo, ma adesso doveva solo prepararsi per il primo Incontro.
Procede adesso con un bagaglio nella mano Sinistra.*

(Entrata della villa)

*Stanford James McCallaway giunse finalmente alla villa dove era prevista la riunione per guadagnarsi il fantomatico tomo Malleus Malleficarum. La sua carrozza si fermò proprio davanti all'entrata. Era uno dei primi ad arrivare, non gli piaceva affatto far aspettare le persone. Teneva il tempo sotto controllo con autorevolezza utilizzando il suo orologio che estraeva spesso dalla tasca del montgomery. Il cocchiere si avvicinò al calesse e aprì la porta. Una nube di fumo denso ne uscì. Il viaggio era stato molto molto lungo e non Stanford non aveva disdegnato di accendersi qualche sigaro. Effettivamente la sua scorta personale aveva risentito abbastanza dell'itinerario percorso. Dall'artificioso banco di nebbia ne uscì la figura del anziano signore che si allisciava i folti baffi bianchi. Scese i due gradini che lo separavano dal terreno. Si aggiustò gli occhiali e controllo il suo segnatempo. Tutto era avvenuto secondo i suoi programmi. Inesorabile si avviò all'ingresso. Una figura che poteva essere facilmente identificata come maggiordomo, era sull'uscio ad attendere gli ospiti. Fece un piccolo discorso inutile. Nel mentre l'idustriale inglese non esitò a iniziare un nuovissimo sigaro che iniziò ad emanare un odore intenso. Era pregiatissimo e molto aromatico. Stanford però ebbe pochi minuti per godersi quei momenti, il maggiordomo aveva finito e invitava tutti ad entrare e accomodarsi. Stanford cercò qualche elemento della servitù per portar dentro le sue valige, ma non vedendo nessuno si rivolse al maggiordomo.*

"Cof, cof... Le mie valige sono quelle laggiù. Aspetto con ansia e irritazione qualcuno che mi indichi la collocazione delle mie stanze e trasporti i miei bagagli. Vorrei sistemarmi prima di incontrarmi con la Vostra Signora."

*Un piccolo gesto per allontanare l'essere inferiore, quale il maggiordomo, per poi proseguire all'interno della villa. Stanford non disse altro. Non era ben disposto a parlare al momento. Il viaggio era stato pesante e noioso. Non era entusiasta di aver perso tanto tempo senza far nulla e essere improduttivo. Si addentrò nei meandri della reggia osservando nuovamente il suo orologio e riprendendo il sigaro iniziato all'ingresso.*

Spero non mi si vieti di fumare i miei sigari, altrimenti il soggiorno per me e per i miei coinquilini non sarà dei migliori.

(Entrata della villa)

*Tecla Renda Montali è il nome della bella dama che entrò in quel momento.
Vestita in modo raffinato, perfetta nei minimi dettagli, salutò il maggiordomo che attendeva gli ospiti all'ingresso.*

"Buonasera, lieta di essere qui dalla nostra amata contessa."

*Il maggiordomo rispose:*

"Il piacere è nostro Madame"

*Tecla si guardava intorno, esplorava con una prima occhiata i suoi dintorni. Stavano arrivando altri ospiti. Notò la presenza di un ufficiale e sentì le sue parole.*

Ma che maleducato! Mi sorprende che la contessa abbia invitato un tale così rude! Per fortuna non sono tutti come lui!

*Pensò.
In quel momento vide arrivare altri ospti. Si diresse verso la sua stanza. Era stanca e le ci voleva una buona dose di riposo.*

Domani devo essere in piena forma per presentarmi agli altri ospiti.

(entrata della villa)

* Scarpe eleganti scure si adagiano verso la lussuosa villa della contessa a ritmo delle parole del maggiordomo che cordialmente sta invitando gli ospiti ad entrare.

Pantaloni lussuosi, di taglio classico maschile grigi danno un'ottima forma alle sue gambe snelle;

Una giacca nera aderisce bene sulla sulla sua camicia chiara.

E' un uomo slanciato, alto.

Un tipo dallo sguardo affascinante.

Entra sollevando con la mano una valigia e portando sulla spalla uno zainetto contenente una cetra.

Non avrei potuto non portarla con me. La musica mi fa star bene...mi fa ragionare...mi fa rilassare...

*Lasciando entrare prima gli altri ospiti nella villa, ascolta sempre più affascinato quello che il maggiordomo Alfred riferisce a lui e a tutti gli altri ospiti. *

Caspita! Ho capito bene?? Un libro rubato dal Vaticano!! Chissà quale indole spinge un uomo a rubare...soprattutto da un posto così importante e sacro.
Ci devono essere informazioni sull'occulto molto significative per qualcuno..mmm

* Preso dal riflettere su ciò che dice Alfred il maggiordomo, ha trascurato l'aspetto della casa...

E senza accorgersi pensa a voce alta: *

" Ma è fantastica!! non ho mai visto nulla di simile!!"

* Subito Manuel vede puntati gli occhi degli invitati su di lui. Alcuni sorridenti. Altri sdegnati.

Così, senza darne troppo peso, ma ricambiando i sorrisi, si avvicina al maggiordomo presentandosi : *

"Piacere io sono Manuel De La Cruz, sarò lieto di essere ospite gradito.
Davvero!!! Sono molto felice di aver ricevuto un invito così importante!!!"

Utente Data d'iscrizione : 18.12.09

(Giardino, poco distante l'ingresso della Villa)

*Il Giardiniere Alejandro riprese il suo lento e all'apparenza interminabile lavoro. con le sue cesoie faceva miracoli. Suo Padre il Generale Alfonso Garcìa Torres non aveva mai visto di buon occhio la passione del figlio e suo malgrado il povero Alejandro dovette armare il suo coraggio e la sua passione. Il risultato fu strabiliante, era un mago in quel che faceva!
con la coda dell'occhio osservava quelle strane figure fare il loro ingresso nella Villa*

Non sanno cosa gli aspetta

*disse tra se e se. Con un sorriso appena accennato rivolse il suo sguardo in un angolo buio del giardino.*

*A passo molto svelto, si dirige verso il giardiniere*

"Alejandro, perdona il sisturbo, ma serve il tuo aiuto all'ingresso della villa; gli ospiti sono arrivati tutti assieme e molti di loro non conoscono la parola pazientare. Servono braccia forti per accompagnare gli invitati nelle loro stanze"

*Senza ascoltare la risposta del giardiniere, si affretta a tornare nella sala di ingresso, pronta a servire il signor Stanford*

"Mi scusi, signor McCallaway, l'accompagno nella sua stanza, se vuole avere la gentilezza di seguirmi..."

(Entrata della Villa)

*L'uomo scese non senza difficoltà dalla carrozza, accettando l'aiuto del cocchiere*

Ach!!! Non ho più l'ardore dei miei vent'anni!... Come vola il tempo!

*e volse lo sguardo al cielo*

Meine Frau, chissà cosa fai adesso e se stai in pensiero per me... Ma non disperare: presto avrò terminato il mio compito presso la dimora della Contessa e farò ritorno verso la nostra dimora a Koeln...

*sgranchitosi le stanche e anziane membra, date alla servitù disposizioni circa i propri bagagli, recando con sé la propria borsa da medico, raggiunse il gruppetto radunatosi attorno al Maggiordomo, ove fu subito colpito dall'arroganza di quel giovane francese*

Devo necessariamente intervenire in favore di quel poveretto, ma non vorrei neppure attirare l'attenzione, o peggio, l'inimicizia degli astanti: il mio compito qui è molto delicato, ne va della mia stessa vita, che è poco a confronto col frutto del lavoro di una vita!

*quindi rivolgendosi al francese, con tono pacato, prese la parola*

“Permette? Herr Doctor Balthazzar Zimmermann, per servirla. Orsù, giovane francese, son certo che costui non parla per bocca propria, ma per quella della nostra carinissima padrona di casa, la Contessa McBride, che ha ritenuto opportuno ospitarci presso la sua incantevole dimora, e certamente non per nostro nocumento ha stabilito queste norme.
Stemperiamo dunque i toni, e cerchiamo di rendere quanto più piacevole la nostra permanenza qui.”

(Nella carrozza)

*All'interno della sfavillante carrozza ebano vi era una donna di una bellezza esotica, particolare, quasi unica nel suo genere. Il suo ego si rifletteva negli splendidi e colorati vestiti che indossava: era evidente che si trattava di una ragazza serena, sempre con il sorriso sulle labbra. Il vestito rosso acceso con un profondo spacco sembrava essergli stato cucito addosso. Era tuttavia molto nervosa, la sua gamba si muoveva con un incessante movimento; non vedeva l'ora di presentarsi agli altri invitati.*

"Siamo giunti a destinazione, mia signora" disse con pacatezza il cocchiere.

(Presso la Villa)

*Si preparò subito e scese dalla carrozza, appena fuori ascoltò con molta attenzione il maggiordomo che era sulla soglia della villa. Quasi si spaventò quando un distinto invitato con l'uniforme colma di medaglie scintillanti interruppe il cortese Alfred con fare altezzoso.*

Quanta sicurezza colma l'animo di questo militare, così sicuro di sè per i suoi svariati successi sul campo di battaglia. Tuttavia era certa che quello non fosse nient'altro che un mero scudo, una grezza armatura per far sì che chiunque, intimorito da essa non gli dia contro.

*Si voltò quindi verso il maggiordomo per chiedergli indicazioni riguardo la sua stanza.*

Ho molto tempo pensò... era brava nel fare il suo mestiere, sebbene le apparenze potevano far sembrare il contrario

*La cameriera continuava ad andare su e giù per le scale della casa, invitando gli ospiti a seguirla verso le loro stanze, aiutata dal forte giardiniere Alejandro che portava i bagagli. Anche altri della servitù svolgevano i loro compiti in maniera impeccabile, sotto l'occhio vigile di Alfred il maggiordomo*

Ancora un pò di sforzo e poi ci sarà il meritato riposo...

Utente Data d'iscrizione : 17.12.09

(nelle cucine)

*con passi lenti, ma ben soppesati e marcati atti ad annunciare il suo arrivo, l'uomo fa capolino all'interno delle cucine, e congiungendo le mani dietro la schiena si blocca a pochi passi oltre la porta, battendo i talloni compone una leggera V con i piedi.
La schiena s'inarca procurando un leggero scricchiolio di un troppo stretto e inamidato gilet.
La voce ferma irrompe con un tono sufficientemente alto da sovrastare i discorsi della servitù riunita*

"Signori, mi auguro che questo vostro vociare non disturbi il riposo dei nostri ospiti, vi invito a moderare il volume del ciarare"

*una pausa, lo sguardo si posa su tutti i presenti, in cerca di un immediato silenzio e della dovuta attenzione richiesta*

"bene...all'appello mancano ancora tre ospiti...inutile sottolineare che al loro arrivo dovrete accoglierli con il massimo rispetto"

*brevissima pausa, e anticipando una sommessa, quanto scontata domanda, Alfred esclama*

"si, anche se arrviassero nel cuore della notte!"

*senza attendere una qualsiasi reazione, l'uomo compie una giravolta sui tacchi allontanandosi con lo stesso passo con cui è sopraggiunto*

(Corridoi della Villa)

*Stanco ed amareggiato per la discussione senza seguito, l'uomo seguiva la cameriera che gli indicava la strada per la propria camera.
Attraversando un dedalo di corridoi osservava attentamente i quadri e gli arazzi alle pareti, e le varie decorazioni che ornavano la Villa e la rendevano unica.
Il cappello e il soprabito gli pesavano addosso: non vedeva l'ora di liberarsene e di trovare alfine ristoro, dopo quel lungo ed estenuante viaggio irto di pericoli. Ma ciò che più lo gravava era la valigetta da medico, che celava ben altro oltre gli strumenti del mestiere.*

Ach!!! Quant'è grande questa villa: e mi sa che i pericoli non sono finiti al termine del mio viaggio... Chissà dove si cela il prezioso tomo che tanto anelo per i miei studi!
Meine Liebe, non vedo l'ora di riabbracciarti! Il tuo Balthazzar spera di riuscire in quest'impresa, anche se ciò dovesse significare la morte! Il gioco vale la candela: è ciò per cui ho speso la mia intera vita!

*giunto in camera attese che la cameriera lo lasciasse solo, quindi posò cappello e soprabito ed iniziò a disfare i bagagli*

(Dentro la Camera)

*si guarda intorno: l'ambiente è caldo e confortevole, curato nei minimi particolari: scrivania con carta, penna e calamaio, lampade ad olio, alcuni libri sui ripiani della piccola libreria, e tutto il necessario per la pulizia serale e mattutina*

Non c'è che dire: la Contessa ha a cuore che noi stiamo bene presso la sua dimora, tutto è curato nei minimi particolari!
E' stata una lunga giornata, dopo un viaggio lungo ed estenuante... Ma non posso permettermi di poltrire: devo pianificare il lavoro per raggiungere il mio obiettivo!

*e, datosi una rinfrescata al viso ed alle mani, si chinò sulla scrivania per stendere qualche appunto intorno al lavoro che lo attendeva... mentre fuori calavano le tenebre*

(Il sentiero per arrivare alla villa - Qualche ora prima, durante l'arrivo degli ospiti)

Un viaggio assurdamente noioso e stancante quello che mi ha portato sin qui...quella dannata contessina mi sentirà non appena arriverò a destinazione... anzì... prima di arrivare devo fare una cosa...

*Girandosi e rivolgendosi al cocchiere*

"Cocchiere... cocchiere... SERVO! Sto parlando con te! Accosta la carrozza e aiutami a scendere orsù. Ci fermiamo qui per un pò, ho bisogno di sgranchirmi le gambe e lo so che siamo quasi arrivati... ma non mi importa, aspetteranno qualche minuto in più, tu aspettami qui... io torno subito"

*La BaVonessa Rebecca iniziò ad avvicinarsi alla villa a piedi, voleva scrutare gli altri ospiti prima di mostrarsi a loro*

(Davanti la villa)

*Nascosta dietro un albero si accinse a guardare l'arrivo degli ospiti*

Ma quanta bella gente che abbiamo qui... inetti, vecchi e donne di facili costumi... guarda un pò con che gente sono costretta ad interagire, ah se mi vedesse mio marito... Meglio tornare alla carrozza, quello stupido di un servo chissà cosa starà facendo

(Alla carrozza)

"Avanti SERVO, portami alla villa adesso, sono stanca di questo estenuante viaggio"

(L'ingresso della villa)

*Facendosi aiutare dal cocchiere per uscire dalla carrozza fà il suo ingresso in scena la BaVonessa Rebecca, con aria di nonchalance cammina verso le porte della villa accostandosi per qualche secondo vicino al maggiordomo*

"Le mie valigie sono nella carrozza, prego, fatele portare nella mia camera, io aspetterò all'ingresso, qui fuori fà freddo. Aspetto qualcuno che mi indichi la mia stanza e non voglio aspettare molto... si dia da fare."

*Senza degnare di uno sguardo nè di un saluto il resto degli ospiti si accomodò all'ingresso*

(Nella sua camera)

*Armand si svegliò dal suo profondo sonno. Ci mise qualche attimo per comprendere che non era nella sua dimora. Se ne accorse immediatamente quando non avvertì al suo fianco la sua consorte.*

Quella tête de con! Finalmente, non mi scoccierà coi suoi discorsi farneticanti. Per fortuna che, con la scusa dell'esercito, posso passare intere nottate con belle donne dell'alta società, e sbattermene altamente di quella putt...

*All'improvviso avvertì dei rumori fuori dalla finestra. Come d'abitudine di buon soldato, si mise all'allerta. Si affacciò lentamente alla finestra... E vide il giardiniere che potava delle siepi.*

VA TE FAIRE FOUTRE! E' solo quel servo che gioca con le piante! Tra l'altro, ieri ha portato le valigie di tutti gli altri ospiti, e voleva portare le mie... "Scordatelo, mi insudici i bagagli con le tue mani, servo!" gli dissi... E' proprio ciò che certi villani non vogliono imparare...

*Si girò, e si vide allo specchio: indossava sempre la vecchia uniforme da soldato per dormire.*

Così dorme un vero Guascone! I pigiami sono per quelle checche nobili che vivono a Parigi, che non pensano altro che a leccare i pavimenti di Versailles!

*Si tolse la vecchia uniforme, e si rivestì della casacca da gran galà, piena di tutte le medaglie e le onorificenze ricevute in vita.
Mentre indossava gli stivali, ripensò alla sera prima, al momento dell'arrivo alla Villa: l'avevano guardato male tutti, quando si lamentò col maggiordomo.
Non lo diede molto a vedere, ma Armand notò in particolar modo gli sguardi di due donne: una giovane donna dai capelli scuri, molto avvenente, e una vecchia signora, probabilmente una nobile, pensò l'Ufficiale. Poi gli venne in mente quel medico: lui tentò un approccio, ma Armand neanche lo degnò di uno sguardo.*

C'è stato quel vecchiaccio tedesco che ha provato a parlare con me... Ma come si permette? Non lo sa che io i Tedeschi me li mangio la mattina? Quante battaglie ho vinto contro quegli sporchi Teutonici... Se lo meritano, il sont des salauds...

*Ripensando alla situazione, l'occhio destro riprese il solito tic. E poi lo sguardo di quella donna dai capelli rossi.*

Quella sì che è mozzafiato! Mi ricorda molto Angelique, quella battona che mi feci un anno fa! Ah, quelli sì che erano incontri galanti...
BASTA CON QUESTE COSE, ARMAND! PENSA ALLE COSE SERIE!
Pensa al libro... Tu sai che puoi averlo... Del resto, puoi meritarlo solo tu, grazie alle tue conoscenze...

*Finitosi di vestire, uscì dalla stanza e scese le scale, con l'intento di visitare la Villa.*

(entrata della camera)

" Ecco Signore. Questa è la sua camera. Le auguro una buona permanenza!"

*dice la cameriera.

Così fa ingresso nella sua camera e si meraviglia di nuovo. La camera è di una maestosità incredibile!*

Non posso non ripetere che non ho mai visto nulla di simile!..
Certo sono entrato in molte corti a proporre la mia musica...ma mai mi seppero offrire tutto ciò!
Questo è davvero incredibile!
Io sono così eccitato!! Ho già due appuntamenti domattina! Sono così eccitato! Soprattutto nella sala da thè con quella bellissima donna...

" Beh meglio che mi corico....domattina sarà una giornata interessante...
Vorrei parlare con ogni ospite, finchè non li conoscerò uno a uno non giudicherò."

(nella stanza, la mattina dopo)

"ooooooou"

*la mano davanti alla bocca per coprire lo sbadiglio.

Rimane ancora dieci minuti nel letto per poi alzarsi a tirare le tende della stanza*

"Che splendida giornata oggi! Magari ci sarà anche modo di passeggiare in compagnia in quei fantastici giardini!"

*Euforico per ciò che lo aspetta inizia a lavarsi e a prepararsi...

" Aah..."

*Sospirò...*

Nessun obiettivo sarà per me troppo chiaro...

(Fuori dalla sua stanza)

Che emozione! A quest'ora tutti gli ospiti dovrebbero essere già qui! Manuel..quel musicista mi intriga parecchio! Chissà se suonerebbe qualcosa per me, potrebbe essere un buon inizio.
La musica esprime ciò che una persona ha dentro, nel suo animo più profondo e magari il suo animo potrebbe essere affine al mio.

*Pensava la donna. Si incamminò verso le scale per scendere e raggiungere gli altri ospiti.
Scendendo incontrò il maggiordomo.*

"Oh salve Alfred. Buongiorno. Senta avrei bisogno di un favore. Posso chiedere a voi?"

*Cordialmente il maggiordomo rispose*

"Ma certo Madame. Sono a sua completa disposizione. Ditemi."

*E la donna, timidamente, chiese:*

"Senta io sono una signora e non sta bene che sia io ad invitare uno sconosciuto in una delle sale della contessa, sono un pò a disagio a dire il vero.Non conosco nemmeno questa bellissima villa. Mi chiedevo se voi potreste comunicare al Signor Manuel De La Cruz di raggiungermi in una delle sale. Mi piacerebbe incontrarlo privatamente."

*E il maggiordomo rispose con un leggero inchino*

"Certamente Madame. Metterò a vostra disposizione una sala. Non appena sarà pronta vi accompagnerò personalmente."

*E lei, con un sorriso*

"Grazie infinite. Vi attenderò in giardino."

(Entrata della villa)

*Sonja Varinova, la più spietata delle spie russe ai comandi della famiglia Romanov, giunse alla villa senza che nessuno se ne accorgesse; nessun rumore, nessun accompagnatore, nessuna carrozza*

Какое замечательное место! Аромат цветов, Батлер уютно... ничего не будет хорошего

(Sala da ballo)

*La spia comincia a posare gli occhi su tutti gli invitati... era a conoscenza del fatto che tra loro c'era qualcuno disposto a dare la vita per la sua medesima causa, ma sapeva anche che c'era qualcuno pronto a colpirla alle spalle.

"доброе ут.... ops, scusate me... Buongiorno a voi tutti, scusate mio ritardo!"

*Una volta detto ciò osservò attentamente il volto di alcuni presenti*

Француз! союзника в войне!
aнглийский обычный паршивый,
и немецкий ненавистный Баронесса... все нормально сейчас...

(Sala da pranzo)

*Armand aveva appetito, e non gli sarebbe affatto dispiaciuto mangiare in quel momento. Ma, quando entrò nella sala da pranzo, vide tutto vuoto.*

Zero preparativi per il pranzo, zero ospiti presenti... Parbleu, questo è un covo di matti!

*Fuori dalla sala, Armand intravide la figura del maggiordomo (Alfred, mi pare si chiami quel servo...). L'Ufficiale si appoggiò alla porta, e disse rivolgendosi ad Alfred:*

"Ma in questa casa vivono tutti a pane e acqua? CA...ZZO, si può sapere quando avete intenzione di servire un maledetto pranzo?"

*Alfred si girò, ma Armand non attese una sua reazione:*

"FORZA, NIENTE INDUGI, ZERBINO! A raccolta tutti quanti, e cerchiamo di rendere questo soggiorno mediocramente apprezzabile!"

Merde! Che postaccio! E oltretutto, questa Contessa neanche si è fatta vedere in giro... Troppo comoda per lei, vero?
Aristocratici da letamaio! Io almeno mi sono guadagnato il rispetto sul campo! Ho riportato ferite su ferite! I miei bisnonni hanno combattuto con Napoleone!
TUTTA FRANCIA CONOSCE IL PRESTIGIO DELLA FAMIGLIA DUMONT!!!

*Armand era visibilmente contrariato: il piede andava quasi a ritmo col tic del suo occhio destro... Da quando era arrivato, non si sentiva per niente tranquillo...*

C'è qualcosa di strano, in questo posto... Già gli incontri che ho ricevuto non sono stati il massimo...

*Armand decise di continuare a girare per la Villa, attendendo che il pranzo venisse finalmente servito.*

* Un colpo di frusta risuonò nell'aria e le bestie iniziarono il loro antico e metodico lavoro di tiro. La carretta si mosse e si perse nella nebbia fitta,fino a giungere davanti alla Villa Hadleigh delle Contessa Mc Bride.

All'interno della carretta Emeth Kazim, un uomo di mezza età dall'aspetto pacato,un evidente ciuffo grigio lo caratterizzava, quasi come se volesse rappresentare la sua saggezza.

Era in ritardo,la contessa attendeva il suo arrivo la sera precedente,cosi si affrettò a raggiungere l'entrata della maestosa Villa,intimidito da quell'aria cosi nuova per lui, cosi diversa dal suo paese.

Appena vi giunse, porse i suoi bagagli al Maggiordomo Alfred,il quale lo guardò un pò infastidito per il suo ritardo e Emeth cordialmente disse*

" Vogliate perdonarmi per il mio ritardo, il tragitto è stato più lungo di quanto pensassi e la strada che mi ha condotto in questo meraviglioso posto, era avvolta da nebbia! Sono molto lieto di essere qui presente. "

* Era un uomo dominato da cosi tanta calma che nulla avrebbe potuto tramutarla in ira.
Con garbo Emeth entrò nella Sala da Pranzo,ove già tutti gli invitati erano riuniti e attendevano che la servitù portasse il pasto.
Si avvicinò alla Contessa Mc Bride,le strinse la mano e le disse*

" E' un piacere per me fare la vostra conoscenza,perdonatemi..
Cara Contessa, porgo il mio cappotto nella mia stanza e vi raggiungo subito.
Sarà un onore per me poter disquisire con voi."

* Salutò anche gli altri invitati,e si diresse nella sua camera..*

(Sala da pranzo)

*Manuel avvicinandosi alla sala riconosce la voce di Armand. Quindi con passo svelto e sguardo sorridente, entra nella sala dicendo:*

"Non cambiamo mai vero Armand??"

"Buongiorno Alfred! tutto bene? sento un buon profumino.....non dia retta al mio amico...è fatto così...vero Armand??"

*sorriso buffo*

"Saremo lieti di assaggiare le vostre prelibatezze....ma prima vorrei aspettare gli altri ospiti...

Con permesso Ufficiale illustrissimo..."

*si siede su un divanetto posto alla parete.*

(Sala da pranzo)

Quel Manuel De La Cruz è proprio un irriverente... FICHE-MOI LE CAMP!!!
Se non altro, si sono dati da fare per il pranzo...
Sempre così: devo intervenire io perchè le cose funzionino bene!!!

*Armand, con la scusa di giudicare la mobilia, ne approfittò per osservare meglio i vari ospiti: c'era il medico tedesco, la donna dai capelli rossi... Tutte persone già viste...
Ma c'erano anche delle persone che non aveva visto ieri: una giovane nobildonna (Quella sì che dev'essere una lecchina del Re...), una giovanissima ragazza dai tratti nordici (Forse scandinava o russa?) e un vecchio orientale (Razza inferiore... Meno male che ci siamo noi Occidentali a darvi la cultura!)*

Non dovrebbe arrivare più nessuno, oramai... Penso che in questa sala ci siamo tutti...
Ma nessuno mi fa paura... Nessuno... La mia esperienza mi renderà vittorioso... Come sempre...

"Allora, il pranzo non è ancora pronto???"

*La cameriera Sylvie, seguendo il maggiordomo Alfred, entra nella sala da pranzo, sistemandosi al lato destro della stessa.
Tutto era pronto per il pranzo."

Devo ancora capire il perchè del suo atteggiamento... perchè origliare attraverso i muri?

"Buongiorno Signora Contessa, gli ospiti sono tutti arrivati ed attendono lei con ansia".

(Sala da pranzo)

*La giovane russa cominciò a nutrire una sorta di odio verso i presenti in sala da pranzo, notava che nessuno parlava di se stesso... allora decise di recarsi dinanzi ad Armand per scambiare due chiacchiere con lui*

"Salve signor Armand"

*Disse con tono che solo una giovane e bella ragazza russa avrebbe saputo usare*

"Mi chiedevo, cosa ha portato lei in tal posto? Sappiamo benissimo che tutti siamo qui per quel benedetto libro, ma mi piacerebbe sapere con quali intenzioni ha raggiunto questo luogo"

*Sonja fissò Armand negli occhi in attesa di risposta*

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