VILLA HADLEIGH CASTLE COUNTRY PARK (Gara tematica 1)

(Sala da pranzo)

*Armand aveva da poco finito di desinare, e doveva ammettere che, nonostante le sue lamentele, il cibo era ottimo... Armand pensò:*

Lo chef dev'essere per forza francese, data la bontà delle libagioni...

*Armand si alzò da tavola, per raggiungere l'uscita della sala, quando si parò dinanzi a lui la ragazza giovanissima arrivata da poco. Quando gli parlò, Armand si rese conto di avere ancora una volta ragione: l'accento era russo... E forse aveva già visto quella ragazza da qualche parte: del resto, Armand è stato più di una volta in Russia...*

Per fortuna non ci sono solo dottori rompi-maroni o menestrelli ciarlatani... Vedo che il luogo offre anche prospettive ben più allettanti...

"Vedo, signorina, che parliamo la stessa lingua: io sono Armand-Jean Dumont, Ufficiale d'alto grado dell'Esercito Francese. Mi piace la sua freddezza, soprattutto il suo coraggio nel rivolgere la parola ad un personaggio del mio calibro... Le mie ragioni per il Malleus Maleficorum? Le stesse sue, immagino..."

*Armand ammise a sè stesso che stava fissando troppo la bella Sonja...*

Putain russe, sappi che non caverai un ragno dal buco da me...
Piuttosto, vediamo se riesco io a ricavarci qualcosa di buono da te...

"Signorina, se desidera parlare in privato con me, potrebbe raggiungerci nella mia camera... Batta tre colpi, e le aprirò."

*Detto ciò, Armand uscì dalla stanza, dando le spalle alla ragazza russa.*

(Sala da pranzo)

*Stanford aveva pranzato e il suo orecchio era caduto nella discussione, ma sopratutto nelle ultime parole di Armand. Sentì che per entrare nella sua stanza bastavano tre colpi, poi l'insopportabile francese si alzò per andar via. Stanford cercò di braccarlo prima che uscisse dalla stanza.*

"Signor Armand non credete di esagerare? Sembra quasi onnipresente. Ovunque vi incontro. Mi sento, come tutti penso, perseguitato dal suo comportamento. Si dia una moderata."

*E effettuò un lungo tiro al suo sigaro.*

(Camera da Letto)

*L'uomo apre gli occhi: aveva trascorso gran parte della notte a lavorare ai suoi piani; ciononostante non avvertiva la stanchezza, era avvezzo a ben altre fatiche.
Svegliatosi, si lavò con la solita cura certosina, e si preparò per raggiungere gli altri ospiti della Contessa*

Ieri la Contessa non si è fatta viva: certo non potrà fare altrettanto oggi, deve spiegarci chiaramente la ragione del suo invito, anche se lo ha scritto chiaramente.
Oggi vorrei soffermarmi a conferire con gli altri ospiti: senz'altro il Francese, con quella sua arroganza, crede di aver creato una barriera insormontabile, però conto di indurlo a ragionare... ho bisogno di trovare in questa villa degli alleati certi che mi aiutino nella riuscita del mio operato!

*e, recando sempre con sé la sua valigetta, esce dalla Camera per raggiungere gli altri ospiti*

(Corridoi della Villa)

*cammina osservando con maggiore attenzione i corridoi attraversati la notte precedente: stavolta è attirato da una quantità crescente di dettagli.
Vicino alla Sala da Pranzo ha un sobbalzo quando sente le urla del francese.*

Quel francese!
Zum Donnerwetter!!! E' possibile che nessuno gli abbia insegnato che fra civili non ci si comporta come in caserma?

*All'ingresso della Sala da Pranzo solleva lo sguardo al cielo e tira un sospiro*

Entriamo, e vediamo cosa ci aspetta oggi...

(Sala da Pranzo)

*Entra nella grande Sala, dove ancora non era apparecchiato nulla, mentre il francese terminava la sua ramanzina nei confronti della servitù, e si accomoda in una delle poltroncine.
Con modi affabili guarda ognuno, e cerca di capire da uno sguardo, da un gesto, cosa si nasconda nelle varie menti.*

Wunderbar!!! Il francese maleducato ha terminato la sua ramanzina: già è tanto che non abbia mandato nessuno di corveè in cucina, chissà cosa ne direbbe la Contessa!
Ma ecco che quella giovane si avvicina e gli parla: tentiamo di capire cosa si dicono costoro....

*e con discrezione, continuando ad osservare astanti e mobilio, ascoltò la conversazione fra i due*

(Sala da pranzo)

*Mentre Armand usciva, si vide parare avanti un vecchio inglese che si mise a sbaritargli ramanzine sul suo conto. Armand avrebbe volentieri lasciato perdere, ma doveva assolutamente cantargliene quattro:*

"Monsiuer Mustache, e lei chi si crede di essere? Un vecchiaccio a cui manca solo la bara per completare la sua vita???
Lei si crede meglio di me? IO QUI DENTRO SONO IL PIU' VERITIERO!!! Non sono bifolco come tutti voi!!!
Non le stanno bene i miei atteggiamenti? Non è il solo ad avermelo detto, lo sa?
PECCATO CHE IO POSSO METTERE TUTTI VOI SOTTO I MIEI STIVALI!!!"

*Armand uscì dalla sala.*

Se qualcun altro prova a fermarmi, stavolta sguainerò la mia amica...

(Stanza da letto di Rebecca)

*La cameriera aveva fatto strada a Rebecca verso la sua camera, seguita dal giardiniere. Esausta per il viaggio entrò in camera e chiuse la porta senza ringraziare i due componenti della servitù*

"Quindi questa è la mia camera... devo ammettere che quella stupida contessina ha gusto, non poteva scegliere arredamento migliore per una donna del mio calibro ma sicuramente questo non mi calmerà dal dirle in faccia quanto sgradito sia stato per quel il viaggio... proprio scortesse questa contessa
Ma adesso sarà meglio dormire, domani avrò non poco da fare..."

(Stanza da letto di Rebecca - Il giorno dopo)

*Svegliatasi tardi si alzò dal letto e si diresse verso la finestra, aprendo le tende vide l'immenso giardino che circondava l'intera villa e intento a sfoltire i cespugli il giardiniere...
Chiuse le tende e si avviò verso il bagno dove si fece un rilassante bagno ristoratore. Finito quest'ultimo, aprendo i bagagli prese uno dei tanti vestiti che portava con se. Tra i tanti scelse un abito lungo color rosa pallido che lasciava scoperta la schiena che teneva coperta da uno scialle dello stesso colore.
Poco prima di uscire dalla camera si mise davanti lo specchio e prendendo il suo smalto preferito iniziò a tingersi le unghie... rosso vermiglio... come sempre...*

(Il corridoio)

*Uscì dalla stanza e si mise a percorrere i corridoi fin quando non udì il chiacchiericcio degli ospiti. Erano a pranzo e sembrava che avessero già finito. Poco male, Rebecca non mangia mai a pranzo, deve mantenere un aspetto dignitoso e non volgare lei*

Ahimè, mi toccherrà interagire con questi scarti umani finchè la padrona di casa non si degnerà di farsi vedere... chi crede di essere? Ah ma mi sentirà non appena la vedo. Chissà quali belle cose avranno da dirmi... spero di incontrare almeno qualche brava persona che ami parlare come una persona normale

(Sala da pranzo)

*Armand scavalcò Stanford.*

Forse l'atteggiamento di costui mi farà capire qualcosa.

*L'industriale inglese lasciò andar via il sudicio mangia-lumache. Sicuramente la questione non finiva qui. Rimase il silenzio. La calma britannica prevalse sull'irascibilità dell'uomo... Per questa volta.*

Utente Data d'iscrizione : 17.12.09

(Sala da Pranzo)

*La contessa Lilian Mc Bride fa il suo trionfante ingresso nel salone, seguita da un cameriere e dalla dama di compagnia, che al momento si tiene in disparte...

Decisamente più giovane di quello che ci si potrebbe aspettare da una vedova, la contessa indossa un elegante abito di alta moda francese e delle lussuose scarpe con il tacco.*

"BentVovati, miei gentili ospiti..."

*Esclama con una R leggemente distorta, mentre con grazia si accomoda a capotavola, facendo cenno a coloro che non lo hanno ancora fatto di accomodarsi a loro volta*

"Ecco qui Viuniti, dunque, i CeVcatoVi..."

*Aggiunge guardandoli uno ad uno profondamente, con fare misterioso.*

"Avete gVadito i vostVi alloggi?"

(Sala da Pranzo)

*Era appena giunta in sala poco dopo la Padrona di casa, la Contessa. Per qualche istante era rimasta esterefatta per quanto quella donna avesse tanta cura di se.. Eppur in tanti l'avevano data piu avanti con l'età.
Eran tutti li i "Cercatori" come venivan chiamati pronti ad ascoltarla, ma lei cercava qualcos'altro oltre le parole della Contessa; iridi color pece indagano l'espressioni e le movenze di ogni singolo individuo*

Devo trovare prima qualcosa di cui possa fidarmi.. magari proprio LUI saprà indicarmi il modo per arrivarci e aiutarlo nell'Impresa..

*Non accenna ancora nulla di verbal tono, lei sistemata in un angolo del gruppo da cui poteva ben vedere tutti i presenti, servitù e Contessa compresa*

(Sala da Pranzo)

*Osserva allibito la conversazione fra il francese e la donna russa*

Non posso credere che si possa avere una simile sfacciataggine! Quest'uomo sta oltrepassando ogni limite!

*la sua attenzione viene colpita da un altro uomo, che redarguisce aspramente l'ufficiale, ricevendone una *

Bene, a quanto pare non sono il solo ad essere infastidito dall'arroganza di quell'uomo! Vediamo se posso avere una conversazione civile con qualcuno qua dentro...

*Si avvicina all'inglese col sigaro in bocca*

”Mi permetta di presentarmi, Herr Doctor Balthazzar Zimmermann, per servirla! A quanto pare la nostra Ospite, la Contessa McBride, si fa attendere, quindi nulla ci impedisce di intrattenerci fra noi.
Donde viene, e cosa mi racconta di Lei?”

*E trattenendo a stento un colpo di tosse per il fumo del sigaro aspirato, aspettò paziente la risposta dell'uomo, guardandolo con aria franca.*

Spero che costui non abbia male interpretato il mio colpo di tosse: non vorrei averlo predisposto male nei miei confronti...

*e attese con calma la sua risposta*

(Nella sua stanza)

*L'avvenente donna era seduta su una comoda poltrona vicino il camino acceso della sua camera. Tra le mani aveva un pesante libro, sulla copertina era ben visibile una scritta finemente miniata con filigrana in oro. Si trattava dell'opera di un sommo poeta latino, l'Eneide di Virgilio. Era completamente assorta nella lettura, era sveglia sin dalle prime luci dell'alba, e da quel momento non aveva staccato gli occhi da quella grandiosa opera, splendida e formidabile non solo nella forma, ma anche nel contenuto escatologico e profetico. In particolare si soffermò su una determinata parte: la discesa di Enea nell'Ade. Quel tratto dell'opera l'aveva sempre affascinata. La sua attenta lettura fu interrotta quando dal vociare e dal movimento delle sedie e delle posate capì che era ora di pranzo. Con tutta fretta si preparò, indossò con un vestito color giallo canarino e si diresse verso la sala da pranzo.*

(Nella sala da pranzo)

"Scusate il mio ritardo... Ero così assorta nei miei pensieri e nella mia lettura che il tempo è volato e non me ne sono affatto resa conto."

Sapeva che fra tutti coloro che avrebbero potuto essere lì presenti al posto suo, nessuno sarebbe riuscito nell'impresa di mettere le mani sul tanto desiderato tomo. La sua apparente incapacità per quell'incarico era perfetta per ingannare gli altri invitati. Era certa di potercela fare, aveva grande fiducia in sè stessa

(Sala da Pranzo)

*Si volge verso la Contessa, e ne ammira la grazia e la cura per i dettagli: nulla della sua persona era lasciato al caso.*

Che donna incantevole: certo non tradirei mai Lieselotte per lei, però non posso che restarne affascinato. Questa donna ha il potere di tenere un uomo al guinzaglio, e chiunque sarebbe disposto a commettere pazzie per lei.

*schiarendosi la voce si rivolge garbatamente alla Contessa*

”Certamente, cara Contessa! Era tutto squisito e confortevole, come d'altronde c'era da aspettarsi da un'ospite così graziosa come lei...”

(Sala da pranzo)

* Manuel si accomoda a tavola...quando all'entrata della contessa si alza per il saluto*

"Buongiorno Contessa, rinnovo i miei ringraziamenti per il vostro invito.
Qui è tutto perfetto.
Se dopo pranzo voi me lo concederete, sarò lieto di suonarle dei pezzi scritti da me..."

(Sala da pranzo...la servitù serve il pasto)

"Questo cibo è squisito!..devo complimentarmi personalmente con la cucina!"

*Assapora lentamente ogni portata e osserva i modi degli ospiti... è seduto accanto a Bhaltazzar , così decide di conversare con l'uomo*

"Buon uomo, piacere di conoscerla! Sono Manuel De la Cruz...
Qual buon vento la porta qui dalla contessa?? fattori benefici??"

(Sala da pranzo)

*Stanford vide avvicinarsi un anziano signore. Aspirò avidamente ancora il suo sigaro, per poi soffiare una densa nube di fumo introrno all'uomo con il quale interloquiva.*

"Piacere è mio, sono Stanford James MacCallaway, ma lei può chiamarmi tranquillamente solo Stanford. Dopo tutto lei è un mio pari. Sono alquanto irritato al momento per l'atteggiamento di quella sottospecie di essere umano quale Armand e non ho molta voglia di rimanere qui dove potrei incontrarlo. Se vuole possiamo proseguire la discussione nella mia stanza."

*Mentre parlava continuava ad allisciarsi i baffi.*

(sala da pranzo)

*Finalmente la contessa aveva fatto il suo ingresso. Bellissima come molti se l'aspettavano.*

"Contessa! Che onore vedervi! Siete bellissima! Tutto qui è perfetto, perfetto come lo siete voi d'altronde."

*Tecla aveva fatto una passeggiata in giardino, stava pranzando, aveva salutato la contessa, ma ancora nessuno l'aveva invitata a fare una chiacchierata. Più che mai si sentiva a disagio.*

Ma che branco di maleducati! Nessuno che mi consideri in questo posto! Mi chiedo cosa ci faccio qui?! Dannato libro! Dannato Malleus Malleficarum! Sono qui per questo! Un libro che qualche buontempone ha deciso di rubare! Stolto!!!

*Pensava. Si guardava intorno e provava a capire chi di loro fosse qui per quel libro, chi di loro avesse il suo stesso fine.
Rovolgendosi poi ad Armand.*

"Monsieur Armand! Non avete mostrato un attimo di gentilezza e di educazione dal momento che siete arrivato! Vi ricordo che qui non siamo su di un campo di battaglia! Siamo in un'elegantissima villa, ospiti della Contessa e per di più non ci sono solo uomini. Vi è presenza anche di donne di tutto rispetto! Vogliate placare i vostri toni! Ve ne sarei grata."

(Fuori dalla sala da pranzo)

*Armand era uscito, e stava salendo le scale verso la sua stanza, quando sentì una voce femminile chiamarlo e rinfacciargli il suo bon ton (E quando mai???).
Era stata quella vecchia nobildonna (Tecla Renda Montali, mi sembra)...
Ma Armand decise di non tornare indietro: non voleva dare soddisfazione a nessuno più, in quei momenti. Ma gli venne un'idea.
Salì in camera sua, prese un foglio che si trovava sulla scrivania e ci scrisse sopra qualcosa.
Aveva osservato molte cose, quindi sapeva dove si trovasse la stanza della nobildonna. Andò davanti alla porta, e fece sfilare il foglio che aveva appena scritto sotto la porta*.

Quando quella babbiona tornerà nella sua camera, avrà una bella sorpresa...
Che bel contenuto che ho scritto:

PLACARE I MIEI TONI? IO???
SIETE VOI I VERI MALEDUCATI E I VERI INCIVILI, NEL NON RISPETTARE UN'AUTORITA' COME ME!!!!!!!!!
NON HO VINTO LE MIE BATTAGLIE CON L'EDUCAZIONE!!! LE HO VINTE CON LA FORZA!!!!
ANDATE A FARVI "rubar", LEI, NOBILDONNA DEI MIEI STIVALI, E TUTTI QUANTI!!!!!!!!

Ospite

Manuel ha scritto:: "Questo cibo è squisito!..devo complimentarmi personalmente con la cucina!"

( sala da pranzo )

" la cucina sono io !Federico Rossetti, per servirla "
* Rispose lo chef, un bel giovanotto vestito di bianco, dallo sguardo fiero.*
" Sono lieto che la mia arte venga apprezzata!
ma si sa, l' Italia, almeno in tavola, è sempre un successo.
Vede ,
* continuava a parlargli fissandolo negli occhi e abbassando il tono della voce *
" ...il segreto e nel far bollire le orecchiette nell'acqua delle cime di rapa...
Le coltivo io stesso !
Si, perchè devo conoscere tutta la storia di ogni mio ingrediente.

* Con lentezza gli si avvicina all'orecchio sussurrando: *
" Adoro parlare con i miei ortaggi ! "

(sala da pranzo)

*Erano finalmente arrivati al dessert e Tecla aveva bisogno di fare due passi.
Vide allontanarsi l'arrogante Armand e pensò:*

E' inutile! Certa gente l'arroganza e la presunzione ce l'ha nel sangue! Non credo che sarà più degno delle mie attenzioni! Io Tecla Renda Montali, una donna di alto rango, a discutere con un volgare ufficiale francese! Tsè!

*Si alzò e si rivolse ai commensali.*

"Signori, scusate. E' stato davvero un ottimo pranzo, ora io vorrei allontanarmi per passeggiare in giardino. Sarei onorata se qualcuno di voi mi accompagnasse. Raggiungo la mia stanza per prendere il mio scialle. Torno subito."

(Nella sua stanza)

Toh! Quell ufficialotto si permette il lusso di lasciarmi bigliettini sotto la porta! Ma come osa! Tsè! Si sarà pur formato sul campo in battaglie e combattimenti, ma nulla ha di un ufficiale gentiluomo!

*Stracciò il bigliettino, prese lo scialle e si diresse verso il giardino.*

(Nei corridoi, nei pressi della stanza di Tecla Renda Montali)

*Armand avave sistemato le sue cose nella stanza, e decise di riprendere la sua ispezione della Villa. Quando passò vicino alla stanza di Tecla Renda Montali, vide la porta aprirsi.
Armand si nascose in una nicchia nel muro, e riuscii a vedere la nobildonna che usciva dalla stanza visibilmente infuriata, portandosi dietro un paio di pezzi di foglio che si erano attaccati al suo scialle.
Armand sogghignò, e pensò:*

Chissà mai perchè si è arrabbiata... Di certo non ho scritto nulla di falso...

*Armand aggiunse inoltre altri aggettivi poco edificanti per definire quella nobildonna.
Finito di godere della scena, Armand tornò nella sua ispezione.*

(Sala da Pranzo)

*La contessa aveva appena finito di parlare che i commensali stavano prendendo posto intorno al tavolo.
L'anziano medico osservava l'inglese mentre parlava, e non perdeva d'occhio quel suo continuo lisciarsi i baffi, quindi gli rispose:*

"Con vero piacere, mi piacerebbe intrattenere una conversazione con Lei, magari in un luogo ove non potremo temere interventi sgraditi."

*quindi prese posto al tavolo, accanto ad un giovane che poco dopo gli rivolse la parola: aveva un'aria simpatica e gioviale, e lo sguardo schietto, e si accorse di sentirsi stranamente a suo agio con lui, nonostante non l'avesse mai visto prima d'ora*

"Il piacere è tutto mio, Herr Doctor Balthazzar Zimmermann, ma, date le circostanze può chiamarmi per nome. I motivi che mi hanno spinto ad intraprendere questo lungo viaggio vanno dalle ragioni di scienza a quelli benefici, ma non so se lei sarebbe interessato a conoscerli, forse esulano dal suo campo di conoscenze..."

*ciò detto continuò a mangiare, attendendo la risposta del giovane*

(Sala da pranzo)

* Emeth aveva terminato da un molto di pranzare.Egli non amava esagerare con il cibo,mangiava poco e in maniera sana,in modo tale da aver anche una mente sana.
Non a caso aveva chiesto allo Chef Federico,di preparargli solo una piccola porzione di rape stufate.

Adorava invece ascoltare gli invitati,e non vedeva l'ora che qualcuno gli rivolgesse la parola..erano invece tutti intenti ad insultarsi e a sbeffeggiarsi..in maniera particolare l'ufficiale,l'avvenente donna Layla e Tecla...gli scappò una lieve risatina,quasi a voler ridere della mancanza di tatto di alcune persone..e affermò *

" Perchè invece di continuare a sbeffeggiarvi cari miei signori,non vogliamo parlare un pò di cose più razionali e interessanti?..mi piacerebbe molto"

* Ma notò subito dopo che Tecla,infastidita dal comportamento di Armand voleva uscire per calmare forse il nervosismo,allora decise di andare a farle compagnia,Tecla avrebbe trovato in lui certamente un'ottima intesa *

"Tecla,voleve prendere un pò d'aria? vi accompagno io cara.."

* Si fece portare il cappotto dal Maggiordomo Alfred e attese dinanzi alla porta la bellissima Tecla *

(All'ingresso del giardino)

*Udì la pacatezza e la piacevole voce di quell uomo. Si chiamava Emeth. Si voltò con fare elegante verso di lui rivolgendogli uno sguardo compiciuto come segno d'approvazione per quel suo invito.*

"Oh Monsieur, ma certamente! La vostra gentilezza mi aggrada e la vostra pacatezza mi dà un senso di tranquillità. Quale miglior compagnia!
Una chiacchierata con voi mi ci vuole. Mi sembrate un uomo di cultura e molto saggio. Non potrei mai rifiutare un vostro invito."

*Si avviarono nel giardino.*

(Nella sala da pranzo)

*La donna si avvicinò all'illustre chirurgo indiano*

"Mi scusi, credo che lei abbia ragione, dovremmo mettere da parte gli insulti e l'arroganza e cooperare, limitatamente a quanto ci è possibile. Se vorrete io sarò sempre disponibile a scambiare opinioni e pensieri."

*La donna era visibilmente preoccupata, nessuno l'aveva cercata. Eppure era certa che qualcuno avrebbe tratto interesse e giovamento nel chiacchierare con lei.*

Devo avere fiducia, posso farcela... l'impresa è ardua, difficile da compiere se si è soli. Posso farcela.. Posso farcela!

(Giardino)

* Mentre percorrevano le piccole stradine della Villa,attorniati da bellissimi fiori..Emeth esclamò *

" Cara Tecla, vi ringrazio molto..una vita piena di difficoltà mi ha portato a intraprendere la via della saggezza cara..non c'è altro modo migliore per sopportare i mali della società del nostro tempo..conviene con me?

Per questo ho deciso di intraprendere gli studi,fino a divenire un Chirugo di ottima fama..ma noto che è stato invitato anche un altro medico in questa villa,Il dottor Zimmmermann,un medico tedesco..spero di poter presto discutere con lui anche del perchè lui abbia compiuto una scelta del genere..e vorrei anche chiedergli se ha dovuto far fronte a causa di questo mestiere a insulti da parte della Religione..sapete cara Tecla,si rischia col finir d'essere chiamati eretici "

* E cosi dicendo continuarono a camminare e in Emeth sorgeva sempre più una forza grandissima,sovrumana, inattaccabile,vincente: la forza della ragione! *

(Davanti la sala da pranzo)

*Rebecca guardava e sentiva da dietro la porta gli ospiti della contessa parlare, chiacchierare ma soprattutto litigare
Molto divertita cercò di non esplodere in una grassa risata non appena quel sempliciotto di un francesino uscì dalla sala
Assistette all'arrivo della contessa, la lasciò parlare, avrebbe ascoltato le mie lamentele dopo, non appena sarebbe uscita
Ad uno ad uno tutti i partecipanti al pranzo uscirono, il mio sguardo si posava su di loro... quanta stranezza esiste al mondo.*

Questa Tecla mi ha colpito e anche il signorotto col quale sta parlando pare interessante. Forse posso venire a sapere di qualche pettegolezzo del quale sono ignara se parlassi con quei due

*La signora e l'Apache iniziarono a parlare dirigendosi verso il giardino, non avevo voglia di uscire fuori, faceva freddo, avrei parlato con quella strana coppietta in seguito...

Iniziò a girare per la villa*

(Nei corridoi)

"Chissà dove sarà la biblioteca, voglio proprio vedere se questa contessina ha una biblioteca assortita... sicuramente non vi troverò il Malleus Malleficarum ma c'è un libro che ho intenzione di cercare..."

(Sala da Pranzo)

*si avvicina alla bellissima giovane dall'aria preoccupata, che aveva appena rivolto la parola all'indiano.
Con delicatezza le tocca un braccio per attirare la sua attenzione e, inchinandosi lievemente le dice:*

"Permette, signorina? La vedo alquanto preoccupata. Lasci che mi presenti: Herr Doctor Balthazzar Zimmermann, per servirla, ma lei può chiamarmi per nome.
Posso accompagnarla a fare un giro in questa meravigliosa dimora? Al contempo potrà anche espormi le ragioni che l'hanno spinta ad intraprendere un simile viaggio.

*e la guardò, in attesa di una sua risposta*

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