La Piazza di Gara 24

Angelica muoveva il passo verso il le cancellate della piazza. Lo stallone era di un colore chiaro, sacche ai lati e un sella.Il suo cavaliere indossava un manto candido come la neve che mesi prima aveva ricoperto quelle stradine dall'aria gotica e lugubre. Delle spalliere metalicche, contornate da piume nere, sormontavano le spalle dell'umano Mago. Il manto era chiuso sul davanto da una spilla dorata, con sopra un rubino incastonato, celando in tal mondo una tunica azzurra, alla cui cinta era fissato un flauto di legno. Il cappuccio era calato sul volto coprendo così la barba e i capelli lunghi. le iridi, nere come l'oscurità presente in quella piazza, osservavano la strada percorsa. Un bordone argentato, con l'effigie di una fenice sulla sommità e una pietra azzurra, era tenuto nella destra, mentre la sinistra guidava le redini dell'equino.

"Incontrerò qualcuno sulla mia strada, stanotte"

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Un distinto uomo di origine inglese fa il suo ingresso nella cittadella.

Indossa abiti da alto borghese britannico, con tanto di monocolo e cilindro...

Saluta con un cenno del capo le guardie cittadine, quindi si avvia verso la piazza, osservando i presenti.

Il ritmico battito del bastone da passeggio lo accompagna ad ogni suo passo.


E' solo quando è ormai giunto di fronte al municipio che, mentre legge la bacheca, si toglie i guanti di velluto nero, rivelando la sua mutilazione.

Il dito indice ha una luminescenza metallica... Dorata...
Evidentemente una protesi d'oro era stata innestata per riempire il vuoto che altrimenti sarebbe stato lasciato nel guanto.


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*Sola si accinge a varcare i cancelli della cittadella...attorno a se il mistero, tutto ciò che l'affascina...si guarda intorno con uno sguardo perso, smarrito nella desolazione, in quel buio pesto che domina la piazza in cui era arrivata....i suoi studi sono il proseguo dei suoi avi...studiava e ricercava avendo come base e guida i diari dei suoi predecessori...lei ora è la prescelta...portare a termine il compito affidatole...un compito che dura da secoli.
Intanto erano arrivati lì altri due volti...amici?*

Salve signori...scusate conoscete un posto dove potersi rifugiare per la notte?

*chiese timida...*


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Si volta verso la donna, rimettendo velocemente a posto i guanti di velluto e tornando a nascondere il dito d'oro.

"Dite bene, Milady. Rifugiarsi è la parola giusta da usare, in una situazione come quella attuale."

Le dice con tono serio e preoccupato.


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Era giunta finalmente l'ora di prendere posto in Cittadella...

Pronti via e subito mi metto all'opera...

Avrò un bel da fare questa volta...

La gente non può attendere a lungo,

ha bisogno della mia presenza...



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Infila una mano in tasca,
carezza un revolver.

Sorride.

Rampa su un ciliegio . . .

Teppista.
Sdrucita.
Graffiata . . .


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La diligenza si fermò al centro della piazza,i due cavalli neri immobilipresero ad osservare la zona impauriti.
Il cocchiere scese dalla carrozza e andò ad aprire la portiera della carrozza,dalla quale uscì un uomo alto e snello,capelli argentei con penetranti occhi color ghiaccio che guaravano la luna.
vestiva abiti neri piuttosto costosi con una rosa rossa all'occhiello e un piccolo fazzoletto bianco che esce dal taschino.
L'uomo si chiamava Tuk,ed era il signore della Contea,ma ora non era altro che un semplice popolano che doveva combattere per sopravvivere.
Mentre Tuk scrutava la piazza accarezzando il bastone con la testa a forma di drago in oro,dietro di lui il cocchiere avvolto da un mantello da viaggio marrone lacerato dal tempo e col volto coperto dal suo capello finiva di scaricare l'ultima valigia.
Guardando la piazza illuminata dalla luna piena rossa l'uomo vide che in piazza erano già arrivati due uomini che lo stavano osservando.
Non appena il ciocchiere finì di scaricare i bagagli,l'uomo tolse da un taschino interno della giacca un sacchetto in cuoio dal quale tolse due monete in oro che porse al cocchiere,che dopo essere risalito sulla carozza partì verso i cancelli della Cittadella sparendo nelle tenebre.


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Arrivo stanchissima in piazza ho fatto un lungo viaggio.
Ma non mi preocupo ho parecchio tempo per riposarmi.
Non ho fretta al momento,mi limiterò a guardare e a capire.




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I picconieri, quella sera, volevano smettere di lavorare senz'aver finito
d'estrarre le tante casse di zolfo che bisognavano il giorno appresso a caricar la calcara.

... indietro tutti, giù tutti di nuovo alle cave...




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« Zolfo? Sta arrivando il demonio . . . »

Prende la fionda dalla tasca posteriore dei pantaloni sfilacciati.
Un sassolino. Piccolo.
Chiude un occhio.
Prende le misure.
Tende l'elastico.
Mira il negriero.

Fuoco!

Ride, fa la vaga, guarda altrove.




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Una giovinetta esile e denutrita dai capelli corti e color del grano (ollè) al vento, si avvicina ai cancelli della cittadella molto molto lentamente. Indosso un lungo e logoro (e immancabile) mantello sul verdone, che copre parte dei suoi unti e bisunti abiti, non della sua taglia, questo è sicuro. Tra le mani un liuto di cui meccanicamente testa le corde. Sulle spalle uno zaino molto alto e scrupolosamente chiuso in ogni sua apertura.

Oh, oh! Finalmente.

Allegra, ottimista. Prende a pizzicare qualche corda cercando la giusta tonalità.

Questa vista mi ricorda…
Peperoncini rossi nel sole cocente, polvere sul viso e sul cappello. Io e Maddalena all’occidente abbiamo aperto i nostri occhi oltre il cancello. Ho dato la chitarra al figlio del fornaio per una focaccia ed un fucile, la ricompenserò lungo il sentiero e suonerò per Maddalena all’imbrunire…

Comincia ad intonare mentre varca la soglia con quella voce cristallina, guardandosi incuriosita intorno e lasciando che le dita pizzichino le corde dello strumento, poi si interrompe di colpo.

Ma…non c’è peperoncino alcuno né sole a brillare!
Meglio cambiare repertorio, se la gente non voglio annoiare…

Continua dunque la sua passeggiata per la piazza, sempre strimpellando un motivetto e sorridendo gioviale alla gente che le capita di incontrare.




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L'operaio fa il suo ingresso nella cittadella calcandosi l'elmetto giallo sulla testa. Si guarda intorno e punta il gruppo di Darkness e Aegis rivolgendosi a quest'ultimo.

Ehi, ditina di fata chi è il capo qui?





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Quando riuscì finalmente a distendere le gambe, era giunto in cittadella...e la carrozza non sarebbe stata la sua casa per un po' di tempo. Aveva trovato un vecchio rudere a pochi soldi ed aveva deciso di piantare le proprie radici proprio la!
La cittadella, questo era il nome di quel luogo dimenticato, era stata la sua dimora ben in altre occasioni.
Vediamo di sistemarci a dovere....e di fare la conoscenza dei popolani...
Una in particolare attirava la sua attenzione...aveva una chitarra ed intonava un motivo molto piacevole...



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Accucciata sul muro di cinta della cittadella osserva il via vai ...mmm molte carrozze sono arrivate..gente importante..
Con un balzo saltò giù dal muro e varcò i cancelli.
Un ampio cappuccio le copriva il capo così che le persone nella piazza non la videro in volto..
con passo leggero si inoltrò tra i vicol della cittadella.





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Vedevo la Cittadella popolarsi ogni momento sempre più...

Cercavo di carpire qualcosa solo osservando la gente in volto..

Sguardi schivi per lo più, nessuna confidenza...

Mancava qualcosa ancora all'appello,

ma decisi di inizare a cercarlo!!


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Girò l'angolo e si ritrovò in piazza, Tutte le vie portano al patibolo...
si accomodò sul gradinato e per la prima volta in quella sera mostro il volto..
occhi grandi e curiosi iniziarono ad osservare le persone presenti cercando di carpirne i segreti più nascosti.




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ecco che anche la fatina torna ad animare la piazza!!

"we we ma quanta gente!!
..che si racconta di bello??? uffii....facciamo qualcosa..
ma uffiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
giochiamo a nascondinoooo??..oppure oppure...che ne dite..??
Alla fieeeera dell'est...
decidete voooiii...
"



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Ed ecco il giullare che fa il suo ingresso nella cittadella vedendo che già alcuni popolani hanno fatto il loro ingresso,qualcuno avrà detto qualcosa???Meglio fare qualche chiacchieratina qua e la giusto per capirci qualcosina che servirebbe magari alla missione da compiere da parte della mia fazione...vi potrò dare una mano...piccola...



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Eheh..non poteva mancare all'appello la pazza..che da quella cittadella non se n'era mai andata,le piaceva troppo.
Era giunta in piazza a quest'ora incuriosita dalle parole di Aegis..

RAGAZZO,QUEL DITO D'ORO MI RICORDA QUALCUNO..MA FORSE,SAPREMO QUALCOSA IN PIU' DOMANI,VERO???

Poi guardandosi intorno disse..

STAVOLTA VOGLIO RACCONTARVI UNA STORIA DI UNA PERSONA A ME MOLTO CARA..LA PERSONA CHE..

Interruppe il discorso e si incamminò infastidita verso la sua dimora..quel mal di testa le stava offuscando la mente..meglio riposarsi e tornare domani. Non aveva ne forza ne voglia di parlare..


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